domenica 26 giugno 2011

Chi è l'altro?

Nel nostro metterci in relazione siamo costretti a entrare in contatto con l'altro: l'altro per cultura, per provenienza geografica, per religione, per etnia, lingua, per età, genere sessuale, appartenenza politica. Per ciascuno di essi applichiamo i nostri stereotipi di riferimento che ci permettono di incasellare, rassicurandoci, l'essere che abbiamo di fronte. Da qui ne valutiamo la pericolosità e la posizione nella gerarchia sociale rispetto a noi. Ma chi è l'altro? E chi siamo noi di fronte a quello sguardo che si sta ponendo le stesse nostre domande, si sta rispondendo esattamente come noi, incasellandoci nel nostro essere altri da lui. E' possibile a questo punto entrare in relazione con questo altro? L'unico modo per poter dialogare veramente può solo essere quello che permette di porre le due realtà sullo stesso piano dignitario, costringendo ciascuno a compiere quel passo indietro che non impone la propria specificità a scapito dell'altra. Io ascolto l'altro rimanendo me stesso ma senza impormi. Solo su questo piano possiamo impostare un rapporto basato sulla interculturalità.

2 commenti:

  1. Secondo me è veramente difficile parlare della relazione in modo generico. Ogni rapporto a l'altro è di natura specifica. In relazione di aiuto si cerca l'empatia, Ma cosa significa veramente entrare in empatia? per me, è svuotarsi di se stesso, creare lo spazio per accogliere ciò che l'altro dice, il passo indietro, la distanza servono ad acquisire l'autorevolezza necessaria per essere ascoltati. Non vedo parità, scompare, per il semplice fatto che uno dei due protagonisti è in difficoltà, c'è invece dignità e umanità. Se non c'è scambio nella relazione, ti dono tanto quanto tu doni a me e ciò può prendere mille forme diverses, non solo il dialogo. non c'è nutrimento, appagamento. Può funzionare in parte oppure per niente. Io non mi chiedo mai chi è l'altro ma cosa mi trasmette e cosa io gli sto trasmettendo con il verbo e con il corpo. La relazione essendo la più grande portatrice di emozioni, occore veramente imparare a governarle, a relativizzarle.

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