giovedì 9 giugno 2011

Cristianesimo e trasgressione

Il cristianesimo è una religione che non ospita il male. Distrutto il simbolo, che nella sua essenziale ambivalenza com-pone bene e male, limite e trasgressione, il cristianesimo ha identificato la sacralità in quel tutto positivo che è il Dio assolutamente diviso dal diavolo, cacciato in inferno. Sotto questo profilo il Dio cristiano è la forma più costruita che vi sia sul sentimento umano più deleterio: quello dell'uomo che non conosce la sua ombra e perciò può permettersi di fare male senza saperlo. Se il cristianesimo si inaugura sulla croce, sulla croce è detto: "Perdona loro ché non sanno quello che fanno". Disconoscimento della santità della trasgressione, persino della sua consapevolezza. (U. Galimberti - Il Corpo - Feltrinelli 2002).

La religione cristiana in funzione autoassolutoria? L'aver separato nettamente il bene dal male pone l'uomo occidentale nella condizione di potersi comunque salvare indipendentemente dai suoi atti, investito della incosapevolezza e forte del perdono che laverà i suoi peccati?

4 commenti:

  1. Non credo proprio che oggi le persone che vivono la loro fede, praticando o meno la loro religione cristiana, partecipando o meno a l'eucaristia, continuino a pensare secondo questi criteri; mi appare come un impostazione remota, di altri tempi, non è più così. Questo è il modo in cui le persone che dicono di “non avere la fede cristiana" interpretano le varie dichiarazioni, dimenticando che la fede innanzitutto si vive al personale, al quotidiano, nella relazione con gli altri e che non può scaturire, in alcun modo, nelle sue applicazioni, da dogmi o da prese di posizione ufficiali. Non è facile mettersi in gioco, parlare della propria fede senza, a volte, sfiorare il ridicolo, subire il giudizio, farsi "etichettare". Se dico che quando guardo il lago entro in sintonia con me stessa perché così facendo leggo nella mia anima nel riflesso delle onde, mi chiamano immancabilmente "Narcisio" e non è così. Giudizi e pregiudizi. Credo che ciò che si pensa da fuori può essere interessante, ovvio, ma per capire bene, bisogna entrare nel contesto, fare esperienza della comunità. E' come se io continuassi a parlare usando il francese del Medioevo. Non credo che i cristiani non siano consapevoli delle mille sfacciettature dell'essere uomo. Sanno perfettamente che il bene è l'altra faccia del male, che esiste una circolarità, che quando la ruota gira velocemente, le varie espressioni, anche quelle grigie, finiscono per costituire un solo colore. Che non c'è un Dio buono e uno che punisce, e che il diavolo è solo dentro di noi. Io mi sento trasgressiva ma non solo nel modo in cui vivo la mia fede, lo sono in tutto, per tutto. Ci sono gli ubbidienti e gli altri, quelli che pensano, criticano, si buttano, cercano, senza farsi troppo prendere dalla paura o per lo meno che tentano di guardarla negli occhi.

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  2. Aver introdotto la separazione culturale tra bene e male, ma non solo: aver anche stabilito cosa sia bene e cosa male, è stata una grande furbizia politica (spacciata per fede) da parte di un'istituzione potente al fine di controllare le persone e acquisire di conseguenza potere.
    Un inganno che ha regnato per molti secoli ma che ora sta per pagare il suo prezzo.
    Brutto da dire... e sicura fonte di critica, ma se fosse davvero così?

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  3. Il concetto di bene e male va senz'altro oltre la concezione religiosa e com-prende ontologicamente l'essenza stessa della cultura occidentale. Il "non possiamo non definirci cristiani" di crociana memoria ribadisce il fatto che, al di là delle credenze, il nostro modo di essere contiene necessariamente un'essenza cristiana.
    Da qui il pensare che il concetto di male possa tradursi in comportamenti che esulino da un'etica consapevole, rimanda a quella concezione autoassolutoria del "perdona loro perché non sanno quello che fanno" permettendo all'uomo occidentale di compiere qualunque tipo di efferatezza, la storia ce lo insegna, salvo poi pentirsi e rileggere, in senso revisionistico, il proprio operato.

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  4. Gésu l'ha detto duemila anni fa e siamo, oggi, meno barbari che nel medioevo. Credo che la razza umana
    acquisisce nel suo dna, "au fur et à mesure della sua evoluzione", una forma di consapevolezza progressiva del bene e del male, un etica consapevole per riprendere la tua espressione. La traformazione si fa nel tempo. La nostra mente non può sopportare cambiamenti drastici, va in tilt. Dunque, per ora, secondo me, il perdono non è poi così male se ciò permette a l'uomo di riscatare i suoi errori, pentirsi e rileggere....

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