giovedì 16 giugno 2011

Linguaggio e relazione

Da una parte il pensiero occidentale che, attraverso la scienza, privilegia la ragione, non riuscendo a fare propria la necessità di andare oltre l'ente per com-prendere l'essere nella sua essenza, limitandosi a concepire l'essere in quanto ente.
D'altra il linguaggio, che non esaurisce le possibilità di una relazione, se non sconfinando nei territori della poesia, abbandonando la superficie per sprofondare nella vera essenza delle possibilità. Una relazione efficace si può avere solo attraverso questo superamento evolutivo del linguaggio che sappia guardare oltre gli occhi che lo incontrano.

4 commenti:

  1. questa poesia del linguaggio sconfinato, non verbale, la si trova anche nelle immagini. Guardando il filmato sui ricordi della collina, io l'ho sentita e mi ha dato serenità, sicurezza in questo caso. Ma va ben oltre, è un linguaggio evolutivo che induce l'évoluzione del pensiero; esercitando impulsi, favorisce la ricerca. Ma la parola "sprofondare" mi mette in allerta, perché non dobbiamo per questo sottovalutare il linguaggio verbale: in psicologia si ritiene che nessuna parola è detta per puro caso. Dobbiamo allora pensare, secondo me, che neanche il linguaggio verbale è superficiale ma rimanda a qualcosa di profondo, di inconscio.

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  2. Ma è proprio il linguaggio non verbale spesso a rivelare il senso di ciò che vogliamo significare, o sono i nostri errori, i lapsus, gli scambi di parole che esprimono l'essenza del nostro voler dire inconsapevole.
    Il linguaggio poetico invece, mette da parte la maschera fittizia del non detto, esprimendo solo l'essenza dei valori, sensazioni, emozioni che non necessitano esplicazioni allusive ma bastano a se stesse.

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  3. Sappiamo tutti che il lapsus è molto significativo, anche gli errori secondo me rivelano quasi sempre un voler dire inconsapevole. Se ci soffermiamo un attimo, lo capiamo. Il linguaggio poetico (Vendola)purtroppo riesce a toccare solo le persone in ascolto perché richiede grande attenzione, vela in qualche modo la realtà "pure et dure" e l'interlocutore parte alla ricerca del significato. Solo che è necessario sollevare il velo per cogliere l'essenza. Quanti di noi sono disposti a farlo?

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  4. Non scusarti Veronica, mi sento molto più piccola di ciò che sembra. Sono contenta di conversare con te. Se pensiamo a Jean-Jacques Rousseau in riva al lago, lui vede e sente. Ma cosa sente? Cosa vede? la sua anima nel riflesso delle onde. Ciò che vede filtrato da ciò che sente. Realtà? secondo me no, è la sua realtà dico anche, la sua realtà del momento, la sua estasi. Ce la trasmette ma noi la percepiamo attraverso il suo sentire. Cosa ha a che fare con me? Voglio dire che il linguaggio poetico induce la ricerca del suo significato. Ma in quale mondo mi trovo? In quello emotivo che non a nulla a che vedere con la realtà, l'obiettività. La filtra.
    Ed è anche bello così. Però è poesia, è illusione. è qualcosa altro, non il mondo nel quale mi muovo tutti i giorni. La tua immagine è molto bella, I segni che compongono la parola sono i significati che racchiudono. Ma quali? E mi chiedo ma come posso, io, comunicare il mio pensiero ed immaginare che l'altro ne abbia almeno capito l'essenza? Veramente se cerchiamo l'autenticità occorre prestare molta attenzione al linguaggio non verbale, perché non tradisce mai, necessita solo soffermarsi o fermarsi un attimo ad ascoltare ciò che l'altro trasmette. Per quello la relazione di persona è secondo me importante.

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