venerdì 29 luglio 2011

Ruoli intergenerazionali

Il gioco come relazione. Passaggio intergenerazionale di saperi nel quale sperimentare il modo di essere di domani. Questo avveniva ieri, dove le competenze erano appannaggio delle generazioni adulte e i giovani avevano modo di ricevere il testimone di un'esperienza che permettesse loro di proseguire un cammino di vita.
Oggi, dove la tecnologia si muove con velocità inaudite, le competenze sono appannaggio di chi riesce a sostenerne il ritmo. Per questo l'immagine dell'anziano, da saggio trasmettitore di saperi è diventato un peso improduttivo del tutto inutile quando non dannoso.

4 commenti:

  1. La famiglia, un tempo, era un sistema vivente, altamente complesso, differenziato e a confini fissi, in cui si realizzava quell’esperienza specifica che era fondamentale per la strutturazione dell’individuo come persona, cioè come individuo in relazione con gli altri. E qui si inseriva la figura fondamentale del nonno, il saggio anziano, come lo definisci, "trasmettitore di saperi". Oggi tutto è cambiato. Le agenzie educative sono molteplici. Non bastano più la scuola, la famiglia, il gruppo dei pari. Non sono più sufficienti a costuire l'identità di un giovane, le sollecitazioni culturali sono diverse e i mass media tendono a diventare il luogo formativo privilegiato, con i rischi che tutto ciò comporta. Pur essendo strumenti non formalizzati, non intenzionalmente educativi e rivolti alla società in modo sostanzialmente indiscriminato, i mass media sono ormai legittimati ad assumersi il ruolo di principale agenzia educativa. Essi svolgono infatti un’attività chiave che consiste nella produzione, riproduzione e distribuzione di conoscenza, ovvero nei processi di definizione della realtà e di costruzione del pensiero. I mezzi di comunicazione diventano così depositari di un potere di formazione dell'individuo sempre più forte a fronte della sgretolazione e dell’impoverimento dell'educazione nei suoi canali tradizionali
    Occorre dunque rivedere il modello tradizionale di fare "educazione", occorre definire un policentrismo formativo, ovvero tutte le agenzie educative, compresi i mass media, devono interagire e collaborare nella realizzazione di un programma formativo più complesso ed articolato rispetto a quello del passato. L’assetto dell’attuale società esige infatti la ricerca di una possibile interconnessione tra le varie agenzie educative al fine di restituire ai singoli la possibilità di costruire un percorso formativo orientato mediante una progettualità sensata E questo nuovo modello, che deve coordinare e mediare le diverse agenzie formative nell’ottica di un'integrazione progettuale, deve anche riprorre il ruolo fondamentale della figura dell' anziano nel processo di formazione e di educazione. Non solo il gioco virtuale ma ancora il gioco come relazione tra vecchio e bambino.

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  2. ahiahiahi, sono le tre del mattino, non riesco a dormire, sono fuori controllo, la sindrome dell'horror vacui ha avuto il sopravvento!

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  3. “Questo è quel che la gioventù deve capire:
    Le ragazze, l'amore, la vita.
    L'avere e il non avere,
    Il prendere e il dare,
    E il tempo triste del non sapere.

    Questo è ciò che col tempo bisogna imparare:
    L'ABC del morire.
    Del partire senza partire,
    Dell'amare e dell'abbandonare,
    E il peso insopportabile del sapere. “

    E.B. White da “Distacchi” di Judith Viorst

    Essenziale. Il resto..

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  4. Sono purtroppo d'accordo con te: l'immagine dell'anziano, da saggio trasmettitore di saperi è diventato un peso improduttivo del tutto inutile quando non dannoso. Ho scritto qualcosa a riguardo sul mio blog http://avanini.altervista.org/blog/generazioni-magnetiche/ , ma soprattutto, sto cercando per il web delle buone iniziative che favoriscano l'integrazione tra generazioni, piuttosto che l'attuale staticità e reciproca diffidenza. Ne conosci qualcuna?

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