Se
si pensassero essenze puramente spirituali in un regno di persone
consistente solamente di queste ultime, il loro entrare in scena, il
lor sostentamento e sviluppo come il loro scomparire (qualunque siano
le rappresentazioni che ci si formano anche del retroscena a partire
da cui esse entrano in scena e in cui retrocederebbero di nuovo)
sarebbero legati a condizioni di tipo spirituale; il loro benessere
sarebbe fondato nella loro situazione rispetto al mondo spirituale;
il collegamento tra di loro, le azioni delle une sulle altre si
compirebbero attraverso mezzi puramente spirituali e gli effetti
durevoli delle loro azioni sarebbero di tipo puramente spirituale; il
loro stesso retrocedere dal regno delle persone avrebbe il suo
fondamento nell'elemento spirituale. il sistema di tali individui
verrebbe conosciuto in pure scienze dello spirito. In effetti un
individuo nasce, viene sostentato e si sviluppa sul fondamento delle
funzioni dell'organismo animale e delle loro relazioni con il corso
circostante di natura; il suo sentimento della vita è fondato
perlomeno parzialmente in queste funzioni, le sue impressioni sono
condizionate dagli organi di senso e dalle loro affezioni da parte
del mondo esterno; la ricchezza e la mobilità delle sue
rappresentazioni, la forza come pure la direzione dei suoi atti di
volontà li troviamo dipendenti in modo molteplice da alterazioni nel
suo sistema nervoso. Il suo impulso volontario porta le fibre
muscolari a contrarsi, e così un operare verso l'esterno è legato
ad alterazioni nei rapporti di situazione delle particelle di massa
dell'organismo; successi durevoli delle sue azioni volontarie
esistono solo nelle forme di alterazioni all'interno del mondo
materiale. Così la vita spirituale di un uomo è una parte,
isolabile solo per astrazione, dell'unità psico-fisica di vita quale
si presenta un esserci e una vita dell'uomo. Il sistema di queste
unità di vita è l'effettualità che costituisce l'oggetto delle
scienze storico-sociali. (Wilhelm Dilthey, Introduzione alle
scienze dello spirito, pp.25-27,
Bompiani Milano 2007).
Il
dualismo tipico delle scienze naturali, nella concezione occidentale
inaugurata con Cartesio e proseguita con l'Illuminismo e il
Positivismo, tra la natura biologica dell'uomo spiegabile come
fenomeno riconducibile soltanto a processi chimici attraverso i quali
le neuroscienze oggi situano il loro fondamento ermeneutico e
l'aspetto trascendente ridotto nella sfera della credenza e quindi di
competenza puramente teologica, ha causato la netta separazione tra
gli elementi costitutivi la natura umana. Il solo considerare gli
aspetti biologici concatenati in processi causali determinati da
combinazioni date dal patrimonio genetico rende omologabile ciascun
uomo al proprio simile in funzione delle possibili varianti che il
programma genetico dato ha stabilito in partenza. Perdendo di vista
la possibilità di considerare l'essere umano come un essere dotato
di qualità immateriali che potremmo definire come spirito, anima,
energia universale a seconda dei presupposti dai quali vogliamo
considerare la cosa, le scienze naturali e parte delle scienze umane
si precludono la via al raggiungimento dell'essenza trascendente di
ciascun essere umano come essere unico e irripetibile. Le scienze
dello spirito, così come sono definite da Dilthey permettono il
superamento dell'esigenza scientifico-naturale di misurare e
quantificare i fenomeni allo studio, in quanto entrano nel campo
delle infinite variabili contenute nel sistema relazionale insito
nell'uomo e nelle sue aggregazioni, cercando di comprendere i
fenomeni che accadono sulla base di assunti che non potendo essere
assoluti proprio perché non calcolabili, potranno essere sempre
perfettibili.