Il dualismo
corpo-spirito, junghianamente inteso o come anima, nel senso della
tradizione filosofica greca e successivamente giudaico-cristiana, ha
stabilito, da Cartesio in avanti, che il corpo possa essere inteso
come un organismo risultante dalla sommatoria di svariati organi,
sezionabili, analizzabili e misurabili, in una parola, oggettivati
come enti riducibili a cose, parimenti a tutto ciò che risponde alle
leggi della natura. La medicina occidentale su questo ha costruito il
suo edificio e i progressi in senso scientifico da questo punto di
vista ha permesso il progresso di questa scienza che è fuori
discussione, almeno per quanto riguarda l'approccio curativo
considerato dal punto di vista organicistico. Diverso è il discorso
se consideriamo quelle cosiddette “patologie dell'anima”, o
psichiche, non rilevabili attraverso gli strumenti di indagine
diagnostica della medicina organica. Come dice giustamente
Galimberti, se prendiamo in considerazione una depressione, ad
esempio, non potremo ridurre questa patologia come un unicum
trasferibile da un soggetto all'altro, perché ciascuna persona
interessata a questo tipo di disturbo avrà un suo modo di essere
depresso, di vivere la malattia, ammesso che anche questo sia il
termine giusto per definirne il problema. Dovremo quindi considerare,
dal punto di vista del prenderci cura della persona in questione,
della sua unicità, del suo essere il prodotto del suo storicizzato,
nel senso delle relazioni che hanno costruito, nel tempo, il suo
essere unico e irripetibile. L'analisi e la cura dovranno partire da
questo e l'unico strumento a disposizione di chi si prenderà carico
nel condurre questa persona alla consapevolezza del suo essere (non
uso volutamente il termine guarigione, in quanto lo considero un non
senso), sarà la relazione finalizzata ad una riduzione eidetica che
favorisca l'emersione delle essenze primarie che costituiscono il
fondamento della personalità di ciascuno, nel senso di recuperare
quei contenuti (koinemi) di base, quali il materno, il paterno, il
fraterno, ecc. che possano permettere il recupero di un equilibrio
probabilmente perso.
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