domenica 10 marzo 2013

Il Cammino dell'uomo


Basta porsi quest'unica domanda: “A che scopo?”; a che scopo ritornare in me stesso, a che scopo abbracciare il mio cammino personale, a che scopo portare a unità il mio essere? Ed ecco la risposta: “Non per me”. Perciò anche prima si diceva: cominciare da se stessi; prendersi come punto di partenza, ma non come meta; conoscersi, ma non preoccuparsi di sé. (Martin Buber – Il cammino dell'uomo, p. 50. Edizioni Qiqajon Comunità di Bose.





“Conosci te stesso” era scritto all'ingresso dell'antro dell'oracolo di Delfi, e questa conoscenza è necessaria e percorribile soltanto attraverso un cammino nel quale l'essere umano si definisce nel suo esserci che si riconosce in quanto gettato nel mondo e, di conseguenza, posto in relazione con esso. La relazione quindi come elemento di veifica e definizione possibile soltanto nell'incontro con l'altro il quale, ponendosi di fronte e intenzionandosi a sua volta nel suo relazionarsi, co-innesca il meccanismo volto a stabilire il reciproco riconoscimento dell'esistere in relazione con l'altro da sé.