Basta porsi quest'unica
domanda: “A che scopo?”; a che scopo ritornare in me stesso, a
che scopo abbracciare il mio cammino personale, a che scopo portare a
unità il mio essere? Ed ecco la risposta: “Non per me”. Perciò
anche prima si diceva: cominciare da se stessi; prendersi come punto
di partenza, ma non come meta; conoscersi, ma non preoccuparsi di sé.
(Martin Buber – Il cammino dell'uomo, p. 50. Edizioni
Qiqajon Comunità di Bose.
“Conosci te stesso”
era scritto all'ingresso dell'antro dell'oracolo di Delfi, e questa
conoscenza è necessaria e percorribile soltanto attraverso un
cammino nel quale l'essere umano si definisce nel suo esserci che si
riconosce in quanto gettato nel mondo e, di conseguenza, posto in
relazione con esso. La relazione quindi come elemento di veifica e
definizione possibile soltanto nell'incontro con l'altro il quale,
ponendosi di fronte e intenzionandosi a sua volta nel suo
relazionarsi, co-innesca il meccanismo volto a stabilire il reciproco
riconoscimento dell'esistere in relazione con l'altro da sé.
......sono perfettamente d'accordo, per questo credo che occorra conoscere più persone, più altri,come credo che pure la bellezza esista tramite la diversità.
RispondiEliminaGrazie di essere passato da me...au revoir.