Il
sentire non si riferisce solo all'acustica e all'organo ad essa
destinato, l'orecchio. Il sentire dilata l'estetica nella sua più
profonda percezione corporea: un'estetica che sente la
filosofia non più ristretta o circondata dal logos, pluralizza le
onde soniche, si colloca in spazi liminali dove il già-udito è
obsoleto e il non-detto deve ancora pervenire, sente lo
sguardo che ruota verso l'invisibile. (Massimo Canevacci in
Riscoprire il silenzio, a cura di Nicoletta Polla-Mattiot, BCDe,
2013).
Il
sentire riporta al sonoro ma anche al silenzio, colmando spazi nei
quali ci sentiremmo perduti senza la sensazione interiore che ci
pervade, permettendo l'ascolto interiore troppo spesso offuscato dal
clamore esterno. Sentire con l'orecchio ma anche con il cuore, con lo
spirito; sentire un sentimento, uno stato d'animo, una percezione che
porta l'altro verso di noi all'interno di una comunicazione dove la
parola non è necessaria, dove l'incontro di sguardi, nel contatto
visivo e fisico porta il non detto oltre la sfera della razionalità.
Sentire
è anche ascoltare, porsi in essere per l'altro; sentire è apertura
quando è rivolta all'esterno ma anche chiusura se richiama
l'introspezione.